Movimento "Tagghiamu stu Palluni"
Vi sono due tipi di doni. Un dono prettamente legato alla materialità delle cose e quindi ad una concezione concreta e un altro tipo di dono quello più bello e profondo il dono di se stessi. Questo è una offerta gratuita della propria persona e della propria personalità, con tutti i propri difetti e le proprie manchevolezze.
La povertà a cui assistiamo inermi è l’aridità di valori e di sentimenti buoni. Non c’è nessuna ragione al mondo per accettare passivamente che questo stato di cose possa condizionare la nostra esistenza a tal punto da inaridire anche chi vorrebbe donarsi. Bisogna guardare oltre il muro e se non ci riusciamo o ci viene difficile farlo, non demoralizziamoci cerchiamo qualcosa che ci possa aiutare a superare l’ostacolo. L’aiuto non cerchiamolo dagli altri, l’aiuto siamo noi stessi. Cerchiamo dentro di noi la parte buona, la parte che molti soffocano, lasciamo uscire fragorosamente la forza dell’amore che alloggia in ognuno di noi. Non è vero che ci sono persone cattive o insensibili, basta solo avere la giusta tenacia per tirare fuori il più nobile dei sentimenti umani.
Il dono del darsi presuppone la conoscenza di se, una libertà interiore e l’unità profonda dell’Io.
Per donarsi occorre farlo in tutta la sua interezza, senza badare a spese o vantaggi, con una certa sana incoscienza.
Per far questo dobbiamo regalarci qualcosa che abbiamo perso; il tempo. Per darsi occorre tempo. Tempo che deve essere inevitabilmente svuotato dall’efficientismo che lo vuole sempre carico e produttivo per riportarlo alla pienezza e alla densità primordiale. Quindi tempo per riflettere, per incontrarsi, per mettersi a confronto, per il totale rispetto delle concezioni diverse e diversificate.
Donarsi significa crescere personalmente, elevarsi verso l’infinito, trasformare radicalmente il proprio cuore.
Oggi è più difficile donarsi rispetto al passato. Viviamo all’interno di una centrifuga che gira vorticosamente e impasta tutto e tutti, appiattisce, smussa e compatta, ci imbruttisce a tal punto che non ricordiamo nemmeno come vorremmo in effetti vivere. Non siamo liberi di scegliere, non abbiamo tempo per farlo.
Non c’è tempo per guardare negli occhi l’altra persona, non c’è tempo per fermarsi e saper ascoltare.
Cosa siamo diventati.
La vita ci scorre accanto velocissima e non ce ne accorgiamo. Perdiamo giorno dopo giorno occasioni irripetibili, momenti che domani rimpiangeremo. Quante volte avremmo voluto fare una semplice carezza, ma il tempo non ce l’ha permesso. Bisogna scendere da questa folle corsa e assaporare lentamente la pastosità dell’amore verso gli altri e verso la vita stessa.
Per fare questo bisogna osare, bisogna avere il coraggio di guardare tutto da un’angolazione diversa, un’angolazione inizialmente scomoda che alla fine ci fortificherà.
L’amore non si chiede, ma semplicemente si da.
La povertà a cui assistiamo inermi è l’aridità di valori e di sentimenti buoni. Non c’è nessuna ragione al mondo per accettare passivamente che questo stato di cose possa condizionare la nostra esistenza a tal punto da inaridire anche chi vorrebbe donarsi. Bisogna guardare oltre il muro e se non ci riusciamo o ci viene difficile farlo, non demoralizziamoci cerchiamo qualcosa che ci possa aiutare a superare l’ostacolo. L’aiuto non cerchiamolo dagli altri, l’aiuto siamo noi stessi. Cerchiamo dentro di noi la parte buona, la parte che molti soffocano, lasciamo uscire fragorosamente la forza dell’amore che alloggia in ognuno di noi. Non è vero che ci sono persone cattive o insensibili, basta solo avere la giusta tenacia per tirare fuori il più nobile dei sentimenti umani.
Il dono del darsi presuppone la conoscenza di se, una libertà interiore e l’unità profonda dell’Io.
Per donarsi occorre farlo in tutta la sua interezza, senza badare a spese o vantaggi, con una certa sana incoscienza.
Per far questo dobbiamo regalarci qualcosa che abbiamo perso; il tempo. Per darsi occorre tempo. Tempo che deve essere inevitabilmente svuotato dall’efficientismo che lo vuole sempre carico e produttivo per riportarlo alla pienezza e alla densità primordiale. Quindi tempo per riflettere, per incontrarsi, per mettersi a confronto, per il totale rispetto delle concezioni diverse e diversificate.
Donarsi significa crescere personalmente, elevarsi verso l’infinito, trasformare radicalmente il proprio cuore.
Oggi è più difficile donarsi rispetto al passato. Viviamo all’interno di una centrifuga che gira vorticosamente e impasta tutto e tutti, appiattisce, smussa e compatta, ci imbruttisce a tal punto che non ricordiamo nemmeno come vorremmo in effetti vivere. Non siamo liberi di scegliere, non abbiamo tempo per farlo.
Non c’è tempo per guardare negli occhi l’altra persona, non c’è tempo per fermarsi e saper ascoltare.
Cosa siamo diventati.
La vita ci scorre accanto velocissima e non ce ne accorgiamo. Perdiamo giorno dopo giorno occasioni irripetibili, momenti che domani rimpiangeremo. Quante volte avremmo voluto fare una semplice carezza, ma il tempo non ce l’ha permesso. Bisogna scendere da questa folle corsa e assaporare lentamente la pastosità dell’amore verso gli altri e verso la vita stessa.
Per fare questo bisogna osare, bisogna avere il coraggio di guardare tutto da un’angolazione diversa, un’angolazione inizialmente scomoda che alla fine ci fortificherà.
L’amore non si chiede, ma semplicemente si da.