Uno dei cenciaioli si è buttato dal balcone
Nella notte tra l’1 e 2 Luglio uno dei cenciaioli di Palermo, G. L., si è buttato dal balcone.
Si è buttato sulla sua lambretta piena di metalli, a braccia aperte.
In seguito alla caduta ha riportato uno schiacciamento della cassa toracica, un trauma cranico, la rottura della mandibola e di alcuni denti.
Ha trent'anni e tre figli, uno di pochi mesi.
I medici del Policlinico hanno detto che ha perso l'equilibrio psichico.
E' da quasi 6 mesi che i raccoglitori ambulanti di “ferro vecchio” non lavorano. Così come non lavora più l'Associazione APAS, che forniva a 400 famiglie ed attività commerciali il servizio gratuito di ritiro della raccolta differenziata a domicilio.
Non lavorano da quando nella provincia di Palermo è stata dichiarata l’emergenza rifiuti, a causa delle condizioni disastrose della discarica di Bellolampo.
Intanto sono pure cambiate le leggi sui rifiuti.
Sembra che il Prefetto abbia dato disposizioni alle forze dell’ordine di bloccare l’intera categoria, che fino ad allora aveva tolto dalle strade di Palermo centinaia di tonnellate di materiali riciclabili al mese, lavorando al confine tra la legalità e l’illegalità.
Questo mestiere, possiamo dire, esiste da sempre, se lo tramandano di generazione in generazione. Ed era anche un’ancora di salvezza sociale: spesso, infatti, questo era il primo lavoro che si andava a fare quando si usciva dal carcere.
Era illegale, perché i rifiuti sono “di proprietà del Comune”, quindi ‘sottrarre’ scale, reti, lavatrici rotte, cartoni e tutto ciò che può essere rivenduto dalle strade si configura come “furto” all’AMIA(!), anche se fa risparmiare ai cittadini Palermitani ben 140 € a tonnellata!
Ma hanno svolto questo lavoro sotto gli occhi di tutti: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani.
Questo mestiere storico rientrava tra gli Usi della città di Palermo.
I raccoglitori di metalli si erano anche, in un certo qual modo, regolarizzati. Dal 2004 tutti avevano provveduto ad aprirsi una partita IVA che li qualifica come “recuperatori di cascame e materiale ferroso”. 'Lo Stato' sapeva che facevano questo lavoro.
Poi gli avevano chiesto di alzare le sponde nei mezzi, e così hanno fatto.
Dalla fine di Gennaio sono iniziati i fermi, i sequestri dei mezzi e gli arresti.
E da allora sono iniziate anche le proteste, pacifiche, perché non potevano più lavorare.
Si sono pure costituiti in cooperativa, per poter stipulare una convenzione, a titolo gratuito (!), con il Comune e la Palermo Ambiente, ma ancora, dopo più di 5 mesi, non riescono a portare il pane a casa.
La casa di G. L. si trova a Bagheria. Lui è di Palermo e lavora a Palermo, ma ha la casa a Bagheria perché l'affitto è più basso.
La sua casa si trova al primo piano di una palazzina antica, coi tetti alti e il magazzino sotto. Si è arrampicato sulla ringhiera del balcone per buttarsi, da un'altezza corrispondente a un secondo piano.
Ora non è più in pericolo di vita, ma non dovrebbe assolutamente muoversi. Potrebbe avere qualche costola rotta, e muovendosi potrebbe bucare i polmoni. Invece cerca in continuazione di alzarsi dal letto per andare al presidio con i suoi colleghi a Palazzo delle Aquile.
Dopo essere stato alcuni giorni in terapia intensiva e in psichiatria e i medici lo hanno mandato a casa imbottito di calmanti.
Ai giornalisti ha dichiarato che fa questo lavoro da 20 anni e non sa fare altro. Che togliergli questo lavoro significa togliergli la vita. Sui giornali la notizia è spuntata (senza indagare troppo sulle cause), ma in TV è stata data solo una volta al TGS.
Hanno mostrato grande solidarietà il Sindaco di Palermo, il Sindaco di Bagheria e i Consiglieri comunali.
Oggi, lunedì 6 luglio, il Consiglio Comunale dovrebbe discutere il provvedimento con il quale, se approvato, i 'cenciaioli' potranno tornare a lavorare. Questo sarebbe risolutivo.
Finora si è tardato ad andare avanti con la convenzione in Consiglio Comunale perché a quanto pare sono 'spuntate' altre cooperative.
Intanto il consigliere Oliveri, l'associazione IBF e le chiese evangeliche hanno fatto la spesa a tre famiglie, le più disastrate. Così la situazione è stata tamponata, almeno per qualche giorno.
Dai problemi di sopravvivenza sono scaturiti anche sfratti, separazioni, divorzi e liti in famiglia perché alcune mogli non capiscono che la loro situazione non dipende dai mariti. Davanti al Palazzo un ragazzo urlava arrabbiato che suo figlio non lo calcola più, che sta sempre con suo suocero e forse vede il suocero come padre, perché a lui non lo vede mai, perché è "allo sciopero".
Adesso le loro sorti dipendono dalla decisione dei Consiglieri Comunali.
Confidiamo che facciano l'interesse della città di Palermo e dei Palermitani aiutando questi loro concittadini.
Associazione Riufiuti Zero Palermo
Rete Rifiuti Zero Sicilia
Coordinamento dei Comitati Siciliani
Nessun commento:
Posta un commento