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giovedì 21 agosto 2008

Parere tecnico sui DPI (mascherine), - Sekur Mandill FFP2/V COMBI, utilizzo delle stesse in particolari condizioni di inquinamento atmosferico

Si riporta il parere dell'Ordine dei Chimici della Sicilia sulle mascherine fornite ai Vigili Urbani di Palermo a partire dal 2005.

by: Movimento della Difesa del cittadino, Via Napoli 84, Palermo
date: 16/11/2006


Con riferimento alla richiesta formulata, nell'accettarla nel pubblico interesse, si rimettono alcune considerazioni, che possono assurgere al ruolo di perizia, stante che l'Ordine non compie atti professionali. Le considerazioni che seguiranno hanno, qundi, lo scopo di delineare un corretto iter per l'individuazione del rischio Chimico e per la scelta dei dispositivi di protezione individuale.
. . . omissis . . .
Al fine però di concentrare l’attenzione sulla reale esposizione del soggetto, non è possibile traslare i dati derivanti dalle centraline di rilevamento al lavoratore stesso, in quanto il posizionamento delle cabine e l’altezza da terra del punto di prelievo, non sono riferibili al posizionamento del lavoratore e del suo punto di prelievo (bocca e naso).
Da un punto di vista metodologico quindi è ben più utile l’utilizzo degli appositi campionatori spallabili, che opportunamente dotati di specifici e mirati accumulatori, ora di sostanze presenti sotto forma di gas di natura inorganica (ossidi di Azoto, ossidi di zolfo, monossido di carbonio etc..), ora di sostanze presenti sotto forma di gas di natura organica (benzene, xilene, toluene, I.P.A., diossine e composti diossino simili) o ancora presenti sotto forma solida (polveri). . . .omissis . . .

Premesso che lo stesso è indicato dal produttore quale “44291203 MANDIL FFP2/V COMBI, respiratore antiodore combinato con antipolvere per aerosol solidi e liquidi secondo la classe 2, con valvola di espirazione, Omologazione EN 149:2001”, nel richiamare quanto espresso in sommità alla nota circa la necessità di una vera e propria perizia, l’Ordine può, a titolo di carattere generale, rimettere le seguenti considerazioni:
1. Il lavoratore è certamente esposto ad inquinanti presenti in forma gassosa e ad inquinanti presenti in forma solida;
2. La filtrazione ed in generale il trattenimento di una o più molecole, da parte di un sistema di contenimento è la somma di disparate interazione chimiche, chimico-fisiche, fisiche.
Per meglio esporre e far comprendere si precisa che un aerosol può essere trattenuto a seguito di perdite del contributo cinetico della particella dispersa per urto su una superficie che non risponde in maniera elastica.
Tra i motivi di mancanza di risposta elastica vi stanno le deboli interazioni di carattere chimico-fisico, quali ad esempio l’imbibizione del supporto cellulosico da parte delle particelle acquose presenti ed in cui a loro volta sono disciolti composti chimici (idrofilia).
Tra i motivi chimico-fisici può annoverare l’effetto che una superficie può esercitare al fine dell’accrescimento dimensionale dell’acqua aereo dispersa con la formazione di gocce che non possono essere più disperse nel mezzo aereo a causa della loro aumentata massa (vedi formazione della pioggia ed utilizzo di sali per la formazione della stessa).
Tra i mezzi fisici si può considerare ancora la circostanza legata all’urto della particella con un mezzo più freddo, urto che fa cedere energia; tale cessione provoca una diminuzione del contenuto entalpico totale della particella e la sua condensazione (vedi meccanismo della rugiada).
Quando il meccanismo riguarda le polveri è necessario chiarire che la pericolosità di una particella solida non solo è legata alla sua dimensione, ma è strettamente legata alla possibilità che la stessa trasporti in superficie composti pericolosi (tossici e/o irritanti e/o cancerogeni) e che successivamente possa effettuare il rilascio di tali composti.
Quindi la semplice circostanza che una sostanza solida (dispersa in mezzo aereo) venga trattenuta in ragione del mezzo filtrante e delle sue dimensioni, da sola non e sufficiente a far considerare efficace il D.P.I., in quanto va valutato anche il sistema con cui la polvere trasporta la sostanza.
Tutto ciò al fine di comprendere se, dopo il trattenimento della particella solida si possano creare le condizioni di distacco dell’inquinante ed il suo successivo trasporto. E' proprio tale meccanismo di cessione che rende le polveri inalabili al disotto del 10 micron pericolose per la salute in funzione della loro provenienza e composizione.

Esposto quanto sopra, riguardo il D.P.I. di cui si tratta, è oggettivamente desumibile dalle informazioni fornite dal produttore e riportate nella confezione, che lo stesso non è utile per il trattenimento degli inquinanti gassosi, tra parentesi sono riportate le caratteristiche dichiarate dal costruttore (CARATTERISTICHE: protezione da aerosol solidi e liquidi secondo la classe 2; capacità di arresto di odori non tossici né nocivi né irritanti; efficienza filtrante con aerosol NaCl oltre 98%; efficienza filtrante con nebbia di paraffina oltre 98%; conformità alla Norma UNI EN 149:2001.) Mentre per quanto attiene le polveri derivanti dal traffico veicolare che dal punto di vista chimico sono passibili di presenza di sostanze pericolose (tossiche, nocive e/o cancerogene), è quantomeno imprudente, ove non si configuri anche l’esercizio abusivo della professione, estendere l’utilizzo di un D.P.I. al di là del campo in cui lo stesso è stato testato; ciò in ottemperanza al principio di precauzione
Per quanto poi attiene l’idoneità del D.P.I. ad essere usato nelle condizioni operative si precisa che la stessa va determinata accogliendo l’invito della Corte Costituzionale (sentenza 345 del 21 luglio 1995) circa “la necessità di una valutazione interdisciplinare sempre più necessaria in una società i cui interessi sono via via maggiormente complessi”
Inoltre, osservando che la struttura del dispositivo di cui in oggetto è formata da 4 strati di materiale, si desume che ne derivi una condizione di perdita di carico nel passaggio dell’aeriforme (ciò probabilmente è la ragione per la quale il lavoratore che utilizza tale mascherina segnala di avere difficoltà respiratorie e malesseri vari probabilmente a causa della presenza di gas e/o per insufficienza di ossigeno). Tale condizione va verificata dal medico competente ai fini della corretta funzione respiratoria o di un eventuale affaticamento Infine va ulteriormente verificata, nelle condizioni operative più gravose, la effettiva permanenza della capacità di protezione sia dal punto di vista chimico che da quello sanitario << quest’ordine è costretto per l’ennesima volta a rilevare l’utilizzo improprio e pomposo, per i metodi di determinazione di talune sostanze in ambito umano (metodi che più correttamente in ambito anglo sassone sono definiti come blood-test), del termine analisi. Premesso ciò sarebbe del tutto inverosimile che un'analisi chimica vera e propria avente come oggetto la reale presenza e quantità di un composto, possa dare un risultato diverso in funzione del metodo (si cita il caso del glucosio dove i valori sono indicati in funzione del metodo) e non affermi con certezza la reale ed inequivocabile quantità dello stesso. Quanto richiesto si riferisce in realtà all'utilizzo di sofisticate tecniche analitiche non presenti nella comune realtà di chimica-clinica. In altri termini ci si chiede se le ordinarie analisi chimico-cliniche possono determinare, qualitativamente e quantitativamente, composti quali i metalli pesanti, (Piombo, Vanadio, Cadmio, Cromo, Hg, etc.) ed inoltre i composti organici conosciuti come la sporca dozzina ed oggetto della Conferenza di Johnnasburg ovverosia (I.P.A., Diossine. PCB, PCT e diossino simili) oltre a benzene e suoi derivati.
La risposta è negativa e si rimanda per maggiori approfondimenti ai lavori svolti dall’I.S.S. per l’Italia nell’ambito della campagna europea di valutazione del livello di contaminazione di base. Peraltro si osserva che la determinazione ai fini dell'accumulo di molte di tali sostanze riguarda tessuti ed organi e quindi una determinazione del semplice livello ematico non sembrerebbe sufficiente a dare le corrette informazioni ai medici competenti, per la valutazione del rischio.
Infine, per completezza di informazione, si precisa che gli strumenti idonei per tale tipo di analisi sono estremamente complessi e che ad oggi l’Ente tecnico-strumentale della Regione, I'ARPA Sicilia, non è sufficientemente attrezzata per svolgere tate attività analitica considerato che oltre ai problemi di prelievo del campione e necessario procedere a fasi specifiche di preparazione, purificazione e concentrazione dello stesso. Risulta a quest’Ordine che l’ARPA si stia dotando della necessaria strumentazione, anche se con orientamento prevalentemente ambientale.
Si rimane disponibili per l'illustrazione della nota nelle varie sedi che si ritengano opportune.

Firmato: Dott. Eugenio Cottone, Presidente dell'Ordine Interprovinciale dei Chimici della Sicilia
Via Pasquale Calvi, 2/e - 90139 Palermo
Sito Internet: http://www.ordinedeichimici.it
tel. 091/325652 - Fax: 091/329742

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