La riunione è stata richiesta dal Comandante anche alla luce del fatto che due operatori di P.M., recentemente, hanno ricorso alle cure mediche, presso un nosocomio cittadino, a seguito di malore provocato da un prolungato uso della mascherina. Ebbene dai referti medici, a quanto pare, è emerso una percentuale elevata di monossido di carbonio nel sangue.
E’ comunque doveroso, per chi non ha conoscenza della storia, spiegare sommariamente quello che è successo nel recente passato.
Nel 2005 l’A.C. acquista 162.601 mascherine protettive, a 1.23 euro ciascuna e per la somma complessiva di 240.000 euro, con lo scopo di proteggere gli operatori di P.M. che lavorano per strada, esposti agli agenti inquinanti. Da subito abbiamo contestato tale acquisto per tutta una serie di irregolarità che andavano, da una non corretta valutazione del rischio specifico, da un documento di valutazione dei rischi che non era stato ancora redatto e quindi al momento dell’acquisto inesistente, dal fatto che dei pareri di illustri tecnici per giunta chimici ne hanno dichiarato l’inutilità e la dannosità, come si evidenzierà appresso.
Da circa due anni andiamo avanti a inondare di note sia l’ufficio autonomo per la sicurezza , sia l’organo di vigilanza, sia il medico competente, sia il datore di lavoro,sia i vertici del comando di P.M. non trascurando una denuncia alla Procura della Repubblica.
Ad un certo punto l’attuale Comandante si è posto un quesito abbastanza elementare. Ma insomma è possibile che tutti questi professionisti della sicurezza si debbano solo scrivere e non incontrarsi per cominciare a discutere seriamente di tutela della salute di chi sta per strada? Insomma sapere se queste “benedettissime” e difesissime mascherine sono idonee per il caso specifico oppure no?
Alle ore 10.30 circa si sono presentati in caserma una delegazione di 4 persone dell’ufficio autonomo per la sicurezza compreso il suo responsabile e tre dottori dell’A.S.L. che si occupa di sorveglianza sanitaria.
Una cosa che è saltata subito agli occhi è che sia il medico competente responsabile che il responsabile dell’ufficio autonomo per la sicurezza, avevano entrambi una carpetta piena delle nostre segnalazioni. Questo per evidenziare che gli abbiamo dato un pò di materiale per riempire queste carpette.
Dall’incontro è venuto fuori che il documento di valutazione dei rischi è stato redatto sulla base dei dati derivati dai rilevamenti delle centraline AMIA. A dire dello stesso R.S.P.P. (responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) un documento basato su dei dati poco attendibili, tanto che nei primi di novembre si dovrebbe dare corso alla rilevazione tramite i radielli portatili (rilevamento ad altezza naso-bocca). Dai dati che emergeranno si potranno adottare le opportune cautele per la salute dei vigili.
In seno alla riunione abbiamo attaccato il DVR (documento di valutazione dei rischi) perché il rischio chimico è stato valutato da un Ingegnere meccanico e non da un chimico, perché non c’è stata la consultazione degli RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), perché non è stato mai effettuato un sopralluogo sul posto di lavoro, che per il viabilista risulta essere la strada, perché non è stato valutato il rischio acustico, perché non è stato valutato il rischio da stress psicologico e tantissimi altri errori che secondo noi sono presenti nel DVR e sono quindi pregiudiziali a qualunque protocollo di prevenzione e protezione. Devo dire che il Comandante in modo energico ha stoppato le polemiche e le diatribe che stavano nascendo focalizzando l’attenzione sul fatto che si deve fare qualcosa di concreto per la tutela della salute del lavoratore. Ha evidenziato, inoltre, che risulta chiaro che il DVR è stato redatto in maniera superficiale e che questo presenta parecchie lacune che dovranno essere colmate con una attenta analisi futura.
Ha poi inserito a verbale che dovranno essere considerati i rischi acustici e psicologici, quest’ultimo di primaria importanza. Inoltre ha avanzato una precisa richiesta sull’utilità o meno di queste mascherine. Se i colleghi la devono indossare obbligatoriamente, per quanto tempo, in che condizioni e se può essere dannosa per la salute degli stessi operatori.
Da oltre due anni urliamo che le mascherine in questione in presenza di una combinazione di sostanze inquinanti sia in forma gassosa sia in forma solida sono inutili e dannose. In sostanza queste mascherine sono certificate per le polveri sottili solamente in determinate condizioni ambientali difficilmente riscontrabili in un ambiente esterno e mai utilizzabili in presenza di sostanze in forma gassosa, ciò è facilmente desumibile, anche, dalla stessa scheda del costruttore. A favore della nostra tesi, sulle mascherine, si sono pronunciati:
Alla richiesta se queste mascherine fossero considerate dei DPI qualcuno dei tecnici in sala ha detto: no le mascherine non sono DPI. E lo ha detto giustamente in quanto se fossero DPI si prefigurerebbe l'obbligatorietà. Obbligatorietà contestata in maniera ufficiale dal medico competente stesso, che ne limitava l’uso solo nei casi in cui c’era un sovraccarico di smog, quindi temporaneamente.
Lo stesso medico ribadiva, a conferma di ciò, che i filtri delle mascherine sono soggette a saturazione e quindi devono essere cambiate spesso.
In pratica queste mascherine stanno cominciando a farci un po di pena. Prima difese a spada tratta, ora bistrattate da tutti, additate, ma ultimamente distribuite in maniera massiccia tra tutto il personale.
Il Comandante ha poi invitato tutti a collaborare ognuno per la propria competenza, aggiornando un altro tavolo tecnico per il 15 ottobre 2008 sempre alle ore 10.00.